142.000 casi di AIDS diagnosticati nei 53 Paesi dell’Unione Europea, 4.000 nuovi casi solo nell’ultimo anno. Questi dati, pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono una fotografia di uno scenario sorprendente, numeri così elevati non si registravano dall’epoca del grande contagio negli anni ’80. Il tutto diventa tragico se si pensa che dietro quei calcoli, non ci sono numeri bensì persone, gente ordinaria che per qualche ragione, dovuta ad un’ebbrezza emotiva, rimane segnata a vita.
L’AIDS non è un banale raffreddore, curabile e guaribile con qualche farmaco. Si tratta di una patologia del sistema immunitario causata da un retrovirus, il virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo si trasmette attraverso rapporti sessuali etero ed omosessuali, trasfusioni di sangue contaminato, aghi ipodermici, ma anche tramite trasmissione verticale madre/bambino durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno.
Si tratta di un virus un po’ bizzarro che ha richiamato su di sé l’attenzione di medici, ricercatori che si sono impegnati a trovare il rimedio risolutivo per sradicare tale malattia, ma ad oggi è difficile rispondere alla domanda: è possibile guarire dall’AIDS?
Fin dalla sua comparsa, l’AIDS, oltre ai problemi nel mondo scientifico, ha sollevato questioni di stigmatizzazione sociale. In molti non sanno come rapportarsi con un affetto da AIDS, non conoscono il limite di contatto da oltrepassare perché si ha paura del diverso. Il malato di AIDS , anni ed anni fa, veniva considerato un trasgressivo perché omosessuale, consumatore di droghe. Oggi è trasgressivo chi non fa uso di droghe, e sceglie di vivere la purezza ed in purezza. I dati registrati nell’ultimo anno sono motivo di una profonda riflessione sociale e Purex non può rimanere in silenzio.
Davanti ad un’assenza informativa, testimoniata dal dilagante contagio soprattutto tra giovani di 23-29 anni, Purex interviene come un faro nel buio rivendicando qualcosa di semplice: il ritorno alla purezza. Potrebbe sembrare banale o anacronistico, ma a volte sono le cose più basilari ad essere le soluzioni risolutive più trasgressive. Chi avrebbe mai proposto ad un ragazzo di 25 anni di astenersi da rapporti sessuali per evitare il contagio da AIDS? La maggior parte delle persone sieropositive non sanno di esserlo fin quando non raggiungono lo stadio di AIDS conclamato. Il periodo più pericoloso è proprio questo gap temporale in cui il malato, ancora inconsapevole della presenza del virus nel suo organismo, è il migliore veicolo di trasmissione, fonte di altri sieropositivi e questi di altri ancora. È una catena incontrastabile, un passaggio del testimone che si presenta come un regalo ben infiocchettato ed incartato al quale ben pochi sanno dire: No, grazie! È triste scoprire che dentro quella scatola c’è una via diretta ad una lenta e progressiva logorazione. Che fare? Affidarsi alla probabilità di non rientrare nella percentuale degli affetti o riscoprire di avere la possibilità di scegliere di vivere relazioni pure?
L’approccio per prevenire l’AIDS deve essere sovvertito, solo un radicale cambiamento culturale e di comportamento, un accento sulla fedeltà del matrimonio e l’astinenza sessuale al di fuori di esso, può ridurre la diffusione dell’HIV e non solo.
Corinne
FONTE DATI: lastampa.it
FONTE IMMAGINE: wired.it