Tanto tempo fa, nel 1970, ci furono le prime manifestazioni organizzate per difendere la dignità e i diritti umani della comunità LGBT in America. Quando si parla di omofobia oggi, bisognerebbe andare a leggere cosa succedeva a quel tempo. Tanto per dirne una, un bar poteva vedersi revocata la sua licenza di vendita dei liquori se serviva da bere volontariamente a un gruppo di tre o più omosessuali. Erano considerati un rischio per la sicurezza nazionale perché facili da ricattare. Migliaia di uomini e donne furono pubblicamente umiliate, fisicamente molestati, licenziati, imprigionati o ricoverati in ospedali psichiatrici a causa della loro scelta di una vita omosessuale.
Queste mie parole significano che sono d’accordo con l’omosessualità o qualsiasi altra identità di genere diversa dall’eterosessualità? Assolutamente no! Però non sono nemmeno d’accordo con la discriminazione violenta, con l’apartheid, con lo sterminio di disabili, ebrei, religiosi, gay e zingari nella Seconda Guerra Mondiale e non solo. Non mi piace la cecità, che è il risultato di un pregiudizio che viene dall’ignoranza. Credo che una società matura dovrebbe riuscire a confrontarsi su temi sui quali dissentiamo. Senza dirsi parolacce, urlarsi contro, insultarsi. Insomma, essere d’accordo con l’essere in disaccordo.
Protestare per i diritti è un diritto? Dipende dal diritto? Chi lo decide?
Quello che mi chiedo però, guardando le tante foto sui gay pride di fine giugno, è che cosa c’entra quello che vedo con la lotta per l’uguaglianza ed i diritti. Io quando esco la mattina, non vedo manager vestiti in tutù rosa e commessi in mutande che raggiungono il loro luogo di lavoro. Non vedo uomini e donne in tenuta sado-maso. Vedo persone, vestite normalmente. Quando guardo le persone in posa nelle foto, le scene della marcia, vedo spesso tanta gioia, una grande festa, però c’è anche altro, e mi sorge il dubbio che la marcia sia l’occasione per sfogare una parte di sé normalmente nascosta, legittimandola con la lotta LGBT. Un po’ come le persone che si nascondono dietro i falsi profili sui social per dire e fare cose che non si sognerebbero di fare di persona. Mi sembra che le foto, almeno molte, mostrino la totale caduta di ogni remora etica e morale (e non c’entra il gender). Davvero il mondo LGBT è questo? A me non pareva, ma forse sono cambiati i tempi.
Uomini in mutande che succhiano un lecca-lecca a forma di pene, è questa la libertà e la vittoria? È questa la conquista tanto ambita? Non sono bigotta, ve lo assicuro. Ne ho fatte e viste tante ma so riconoscere una provocazione. Come i crocifissi davanti ai genitali, il Gesù con l’erezione davanti ad un bimbo in ginocchio; e non vado oltre.
Certo che di rabbia ne hanno proprio tanta! È una sfida provocatoria alla fede di milioni di credenti che professano Gesù come Signore e Salvatore, che credono che Dio sia amore, non perché accetta l’omosessualità, l’omicidio, la maldicenza, l’adulterio, le bugie, ecc., ma perché dice “scagli la prima pietra chi non ha peccato”. Sarebbe bello avere un Dio che approva tutto ciò che facciamo, ma il Dio della Bibbia ha messo dei limiti per il nostro bene. Piaccia o no, è così.
Perché arrabbiarsi? Se io sono convinta di una mia scelta, non ho bisogno dell’approvazione del mondo!
Cosa c’entra tutta questa provocazione con il diritto di non essere discriminati?
E poi, è questa è la mia vera domanda, cosa c’entra Gesù?
Anche Maometto nel corano condanna l’omosessualità. L’ebraismo ortodosso lo condanna (Gesù era ebreo, lo ricordate?); in Cecenia li mettono nei campi di concentramento. Eppure non vedo Menorah dissacrate o copie del corano messi chissà dove. Nemmeno una bandiera cecena stracciata. Come mai?
Facile prendersela con Gesù, certo, con i tempi che corrono prendersela con Maometto è pericoloso (c’è la pena di morte per gli omosessuali in nove stati islamici).
Ci vorrebbe un bel coraggio per fare un gay pride in Iran; ma il prezzo sarebbe troppo alto, no?
Eppure la morte è un prezzo che hanno continuato a pagare migliaia di credenti che si sono rifiutati di abbandonare il loro credo nei secoli. Quella però è storia, anche contemporanea purtroppo.
È il prezzo che Cristo ha pagato per tutti, più di 2000 anni fa, anche per quelli presenti al gay pride; perché vedete, mentre scrivevo questo articolo un pensiero mi ha fulminato il cuore e la mente come una stella fugace. Sapete perché se la prendono con Gesù? Perché Lui è l’unico vero Dio che può capire cosa c’è dietro: un grido d’aiuto. La rabbia così forte cela sempre un grande dolore e lui ne sa qualcosa.
C’è un versetto che mi viene in mente in Isaia 53:
“Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori…”
Noi ci scandalizziamo per quelle immagini, ma il mondo all’epoca si scandalizzò per la crocifissione di Gesù. Lui ha già portato il peso del disprezzo, degli sputi, degli insulti, dei colpi e della croce. E sapete cosa ha detto? “Padre perdonali, perché non sanno ciò che fanno”.
Ecco, credo che guardando quelle foto, dica ancora la stessa cosa.
E tu? Cosa dirai?
articolo scritto da Liliana Olivieri
fonte immagini: ilgiornale.it, notizieprovita.it