Spesso si usa l’amore per coprire la paura e la solitudine. T’innamori perché l’euforia e l’adrenalina della “nuova fiamma” ti fanno dimenticare il vuoto che c’è dentro di te. Passi da un affetto all’altro, assuefatto dalla tua personale “droga d’amore”. Infatti, è proprio la carenza affettiva che produce la dipendenza affettiva; senza carenza non ci sarebbe dipendenza.
Come uscire, allora, dalla dipendenza affettiva?
La chiave dell’uscita dalla dipendenza affettiva è lavorare sulla carenza.
Il primo passo da fare, come quando stai uscendo dalle droghe, è iniziare a tagliare i ponti con ciò che ti sta intossicando: quell’amore malato. Guardare in faccia la realtà e dire con coraggio: “Sono drogato d’amore e devo uscire da questa relazione malsana”. Questa è la fase più critica e più desolante. Ma, per quanto possa essere doloroso questo momento, farà bene sia a te sia a colui che stai liberando dalla tua prigionia d’attaccamento. Dopo aver tagliato il legame d’amore, entrerai in contatto col tuo vuoto e qui incomincia il vero lavoro interiore.
Il secondo passo è riempire il tuo “vuoto” con un amore profondo, equilibrato e sano. In effetti il tuo smodato bisogno d’affetto è un bisogno legittimo che non è stato soddisfatto dai tuoi genitori durante la tenera età e che può essere ricoperto ora con le giuste persone.
La Bibbia racconta di un Dio che non solo “dà” amore, ma è amore: «Dio è amore» (1 Giovanni 4:8). Permetti dunque a Dio di entrare nel tuo cuore e di versarci un balsamo speciale di cura per le tue ferite: «Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato» (Romani 5:5).
Questo secondo passo, che può sembrare semplice, è quello più essenziale perché se non facciamo entrare l’Amore, continueremo a rimbalzare da un amore umano all’altro, senza mai essere pienamente soddisfatti. L’Amore, che è Dio, guarisce, salva e sazia.
Il terzo e ultimo passo è poter lavorare su te stesso nei seguenti punti:
– alzare la tua autostima e scoprire quali sono i tuoi talenti e i tuoi hobby invece di pensare che le vite altrui sono più interessanti della tua.
– creare un rapporto di complicità con te stesso, permettendo all’amore di Dio e al tuo amore di portare misericordia e grazia nelle tue fragilità. Detto in sintesi: imparare a diventare il tuo miglior amico.
– comprendere quali sono le radici che negli anni passati ti hanno portato a creare degli attaccamenti così forti. Affrontare le tue paure.
– liberare perdono verso chiunque ti abbia ferito e verso te stesso mentre sei nel processo di guarigione, dispensando grazia in abbondanza.
Dare una svolta alla propria vita affettiva per apprendere a diventare autonomi (non indipendenti) richiede sforzo e tempo. Non è sempre un processo indolore ma Dio aiuta ognuno di noi a diventare persone equilibrate, stabili e profonde.
Past Diana
autrice del libro “Fin qui e non oltre – come uscire dalla dipendenza affettiva”