Netflix Brasile ha lanciato il 3 dicembre scorso il suo speciale di Natale dal titolo “La prima tentazione di Cristo”. Non si tratta del solito dolce e coccoloso film di Natale per famiglie, ma di un lungometraggio che ha sì a che fare col Natale, perché parla appunto di Gesù, ma con toni sorprendentemente irriverenti e dissacranti. La trama prevede infatti che Gesù sia omosessuale e, di ritorno da un viaggio di quaranta giorni nel deserto, dovrà affrontare la verità sulla sua paternità divina raccontata da mamma Maria, e presentare alla sua famiglia e ai suoi discepoli il fidanzato Orlando. Come se non bastasse, Gesù si rifiuta di adempiere il suo compito sulla terra, cioè quello di portare la Parola di Dio. A condire ulteriormente lo scenario già abbastanza agghiacciante, anche i discepoli di Gesù vengono presentati in maniera irriverente, tanto da apparire come degli ubriaconi.
L’uscita del lungometraggio ha scatenato sul web una vera e propria rivolta in Brasile, dove più dell’80% della popolazione è di fede cristiana. Sulla piattaforma Change.org è stata organizzata una raccolta di firme volte a far rimuovere il lungometraggio dal catalogo Netflix e contro il collettivo di autori “Porta dos Fundos” per aver agito in cattiva fede. La rivolta si è fatta sentire anche sui social, dove autorevoli personaggi del mondo cristiano, nonché deputati e persino Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente Jair Bolsonaro, hanno twittato il proprio disgusto e disappunto di fronte ai contenuti del nuovo prodotto di Netflix, alcuni annunciando anche disdetta dall’abbonamento. Netflix risponde rivendicando la libertà di espressione dei propri autori.
Allo stato attuale per molte persone i cristiani, cioè tutti coloro che seguono Gesù e lo hanno realmente conosciuto, sono persone bigotte e “antiche”, dalla mentalità chiusa e attaccate a dei valori che suonano ormai obsoleti e a tratti anche omofobi e discriminatori. (Piccola parentesi: tengo molto a precisare che l’amore di Dio non è mai discriminatoria nei confronti dell’uomo che pecca). Questa situazione ci suscita una domanda: se le persone che non credono in Dio e in Gesù chiedono e pretendono rispetto per i propri ideali rivendicando libertà di espressione, perché un cristiano non dovrebbe meritare altrettanto? Perché tra tutti i soggetti possibili su cui fare satira, bisogna andare proprio a distorcere la figura di Gesù e mancare di rispetto all’86% della popolazione brasiliana (senza contare i cristiani di tutto il resto del mondo)? È vero che molte altre serie tv, come “i Griffin”, “i Simpson” o “South Park” hanno spesso usato toni dissacranti nei riguardi della figura di Gesù, ma a mio parere con questo lungometraggio si è veramente superato ogni limite.
Distorcere a tal punto la figura di Cristo, colui che per noi cristiani è il salvatore delle nostre anime, e raccontare la sua storia in maniera talmente dissacrante e senza alcun timore di Dio, è un sintomo veramente allarmante che manifesta apertamente quale sia la condizione morale della nostra società. Questa tanto predicata “libertà”, questo bisogno di essere a tutti i costi contro ogni moralismo o ogni forma di “discriminazione” (così dicono alcuni…) a cosa sta portando alla fine?
Sembra che i frutti siano esattamente il contrario di quello contro cui si protesta: si finisce infatti per perdere ogni forma di rispetto e facendo tacere (con una certa prepotenza) chi la pensa diversamente.
È veramente questa la libertà di cui abbiamo bisogno?
Articolo scritto da Giorgia || Redazione Purex
Fonte: agi.it