Ogni mattina mi alzavo alle 5.30 per prepararmi ad andare a scuola: il pullman delle 6.39 (che poi alle 6.39 non arrivava mai, anzi, sempre in anticipo) mi aspettava a 15 minuti a piedi da casa. Arrivati al capolinea verso le 7.25 mi separava da scuola una mezz’ora di camminata circa, per arrivare ai limiti della campanella. So che non è rilevante la mia routine giornaliera, ma l’ho scritta così tante volte per i primi compiti di inglese a scuola che è diventato un must. Ah, dimenticavo! La stessa camminata di mezz’ora mi aspettava per il ritorno da scuola.
Previsioni di viaggio?
Pullman delle 14.05 con arrivo verso le 15 al paese e alle 15.15 rientro trionfante a casa, desideroso di mangiare qualsiasi cosa fosse commestibile si presentasse davanti ai miei occhi. Normalmente io e mio fratello tornavamo insieme a casa, ma quando non era così ne parlavamo prima.
Sembrano dettagli irrilevanti, ma acquistano risalto se pensi che al mio rientro a casa approfittavo della mia solitudine per buttare via un po’ di me dentro i video pornografici, indipendentemente dalla stanchezza o dagli impegni scolastici.
Ricordo un giorno in cui, convinto di essere a casa da solo, subito dopo pranzo decido di sfogare la mia noia nel “solito” modo. Questa volta, volendo farlo in grande, alzo il volume del video per godere dell’effetto dolby surround: già, non mi importava di nulla, avevo solo un pensiero nella testa e non mi sarei accontentato fino al suo raggiungimento. Per un po’ tutto filò liscio fino a che non sento aprirsi la porta delle scale che portavano al piano di sopra di casa mia, dove mi trovavo, e uno dopo l’altro sento i passi avvicinarsi. Era inevitabile che si sia sentito tutto, eppure, capace di negare l’evidenza, chiudo ogni pagina più veloce di Bolt nei 100 metri e fingo di dormire.
Ridi, ridi. C’è poco da ridere però, quando la vita che stai buttando è la tua.
Era chiaro che mio fratello lo sapesse, ma quell’imbarazzo non ha scalfito la gabbia invisibile dentro la quale custodivo gelosamente la mia schiavitù.
Gli anni passarono e la pornificazione nella mia mente era sempre più solida, non riuscivo a vedere in modo diverso un qualsiasi rapporto uomo – donna. Ero ormai uno squallido regista amatoriale senza alcuna qualificazione.
Il Grillo della mia coscienza cercava di farsi spazio tra lo strazio del mio tormento. Il silenzio del mio dolore era un grido abortito in gola, rischiando di soffocarmi.
Non c’è aiuto se non dal cielo.
Articolo scritto da Mauro || Redazione Purex