Quando si parla di guerra, il primo pensiero va inevitabilmente ai bombardamenti, ai palazzi distrutti, alla conta dei morti. Il tragico da copertina, le immagini che spopolano sui nostri social e che raccontano le atrocità che il conflitto sta portando. Ma solo in parte. Perché sotto il tappeto di sangue vi è un altro orrore che, quando di mezzo ci sono le armi, passa quasi per un effetto collaterale: gli abusi sessuali. Sono moltissimi i casi riportati di donne violentate dai soldati durante queste settimane di conflitto in Ucraina. Una realtà poco raccontata, ma tremendamente attuale. Nei territori occupati dai soldati russi i casi di violenza aumentano a dismisura, anche a danni di bambini/e.
Vi è una doverosa distinzione da fare sugli abusi sessuali in tempi di pace ed in guerra. Nei secondi, infatti, le conseguenze psicologiche sulla vittima sono ancora più devastanti, in quanto l’atto accade in un contesto di violenza ed atrocità generale.
In seno alle coscienze degli abusatori non avviene lo stesso processo tipico di chi fa uso, per esempio, di pornografia, nella cui coscienza si assiste ad un ammutolimento interiore rispetto a ciò che è giusto e sano e ciò che non lo è.
Nel caso di questo particolare crimine di guerra la coscienza, l’etica e la morale, nei combattenti, vengono costruite ad hoc affinché lo stupro possa esser ritenuto pienamente legittimo come arma bellica.
La coscienza è vigile, ma costruita secondo la più totale deumanizzazione della persona. La persona stuprata subisce un’umiliazione pubblica e questo “non ha nulla a che vedere con il sesso, bensì con potere, umiliazione, intimidazione, tortura fisica e psicologica”.
Ma non è tutto. Perché, per quelle donne che dal territorio ucraino riescono a fuggire, vi è il fantasma della tratta di prostituzione e del rapimento. Numerose sono le persone lungo il confine che cercano di adescarle, sfruttando la loro paura e la loro ricerca di conforto.
Ed ecco che ancora una volta ritorna l’argomento sesso non per la valenza ed il significato intrinseco con il quale dovrebbe esser stato creato, ma per i suoi effetti devianti, abberranti e degenerativi.
Ma quello su cui oggi voglio riflettere è: sicuramente non saremo quegli stupratori, sicuramente non saremo quei soldati il cui comandamento prevede la sottomissione ad ogni costo dell’altro; sicuramente non saremo sfruttatori sessuali; ma è possibile che noi, con la nostra cultura, con il nostro continuo svilimento del sesso presentato come merce in grado di essere acquistata e venduta, e con l’idea continua che fare sesso sia la risposta immediata ad un bisogno istantaneo, impulsivo e poco controllabile, stiamo in qualche modo stimolando, o stiamo tacitamente assecondando, quello che sta accadendo al fronte?
Chiedo per un amico.
Articolo scritto da Davide || Redazione purex