“Durante l’ultimo dibattito televisivo per le elezioni presidenziali negli USA, la Clinton ha espressamente difeso il “partial birth abortion“, cioè l’aborto al nono mese di gravidanza, per effettuare il quale il bambino viene ucciso dal chirurgo nel momento in cui lascia il grembo materno.”
Secondo quanto dichiarato dalla candidata e secondo il principio su cui si basa la sua affermazione: “il governo non dovrebbe intromettersi”, tale organo dovrebbe anche evitare di immischiarsi nei casi di violenza e omicidio femminile da parte dei partner. I cosidetti “femminicidi” dovrebbero essere lasciati come questioni strettamente private. In una società dove questo ragionamento verrebbe screditato e giudicato, ci si chiede se il diritto all’uguaglianza, che oramai caratterizza la costituzione di tutti gli stati, sia veramente riconosciuto e applicato non solo teoricamente ma anche praticamente nella vita di tutti i giorni e ad ogni circostanza.
“Tutto il consesso medico sa perfettamente che la pericolosità dell’aborto – è deleterio per la madre quando avviene all’inizio della gravidanza, anche quando avviene “in pillole” – aumenta esponenzialmente con il protrarsi della gravidanza. In più, nell’aborto a nascita parziale per procedere all’uccisione del bambino “legalmente”, cioè affinché tecnicamente la testa del piccolo sia ancora nel corpo materno, quando viene schiacciata, bisogna far rivoltare il bambino e farlo nascere podalico. Anche un somaro sa quanto questa procedura sia innaturale e facilmente comprende quanto possa essere pericolosa. Infatti, persino uno dei principali operatori di aborto della nazione ha detto che l’aborto a nascita parziale non è sicuro per la donna. (parlando alla American Medical News, nel 1995, Warren Hern).”
È importante ricordare uno dei principi fondamentali della vita e della sicurezza della dichiarazione universale sui diritti umani: nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù, né potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.
La citazione: “Il diritto di agitare il mio pugno finisce dove comincia il naso dell’altro” esprime in modo chiaro che nessuna persona (madre, medico, scienziato); qualunque sia la sua professione o il suo ruolo è autorizzato a porre fine a un’altra vita reclamando i propri diritti. A ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona. Questo principio fondamentale, che esprime un grande «si» alla vita umana, deve essere posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica, che riveste un’importanza sempre maggiore nel mondo di oggi. La scienza è buona solo se difende, protegge, sviluppa e aiuta la vita umana dal concepimento alla morte. Gandhi diceva: “L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità”
Pare abbastanza scontato che le leggi esistano per tutelare la comunità, l’umanità e per evitare che l’uomo distrugga se stesso e gli altri in un universo dove l’egoismo e la legalità sembra prevalere. La politica, in questo contesto, esiste per porre dei limiti delineando confini da non valicare. Dire, affermare o confermare teorie e ideologie sbagliate per “accontentare la maggioranza” è segno di ignoranza e soprattutto non caratterizza un leader. Con la maschera di “non sono affari miei” e in nome della libertà molte persone decidono di neutralizzarsi di fronte all’argomento, adattando il proprio pensiero a quello che sembra prevalere all’interno della comunità. Il credente tuttavia ha il compito di mettere a fuoco ciò che la bibbia dice sull’argomento:
Dio dice al profeta Geremia, “Prima che Io ti avessi formato nel grembo di tua madre, Io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, Io ti ho consacrato e costituito profeta delle nazioni” (Geremia 1:5) Dio conosceva quest’uomo prima che fosse nato. Mentre lui veniva formato nel grembo di sua madre, Dio gli dava personalità, talenti, e temperamento. Se sua madre avesse avuto un aborto, il “tessuto fetale” che abortiva sarebbe stato una persona vera chiamata Geremia; un grande profeta di Dio, il dono della voce divina alle nazioni, sebbene lei non lo sapesse.
Uno potrebbe dire che uccidere sia sbagliato ma non considerare un feto come una persona, ignorando che il cuore di un bambino inizia a battere dopo 19 giorni dal concepimento, all’ottava settimana iniziano a svilupparsi gli organi e si forma l’unicità della persona (le impronte digitali), alla nona settimana, periodo in cui vengono effettuati molti aborti, il bambino può provare dolore.
Possiamo essere donatori di vita non diventiamo quelli che la tolgono.
Fonte: notizieprovita.it; lifenews.com
Scritto da Abbie
Revisionato da Stefano | Team Purex