Nel 1981 lavoravo a “Disneyworld” come cantante e ballerina e la mia voce veniva usata nelle registrazioni come “Cenerentola” e “La Bella Addormentata nel Bosco” per eventi speciali e spettacoli. Facevo in media cinque spettacoli al giorno davanti al castello di Cenerentola, cantando e ballando sulle note di “Un giorno il mio principe arriverà” e “Quando speri su una stella”. All’età di 18 anni rimasi incinta e abortii pur di mantenere il mio lavoro di “principessa cantante”. Non ci furono pressioni da parte della compagnia o del management sulla scelta; io non dissi loro niente e presi questa decisione da sola, pentendomene poi amaramente. I giorni successivi all’aborto lottai molto profondamente con me stessa. Continuavo a cantare canzoni davanti a quel castello, canzoni che riguardavano sogni che si realizzano, ma poi fui costretta a lasciare il lavoro dei miei sogni proprio per l’incapacità di accettare la decisione che io stessa avevo preso, volevo morire.
Alla fine ottenni la mia guarigione. Fu una lotta affannosa quella per superare il lutto personale, ma per grazia divina ora vivo una vita meravigliosa.
Ho sposato un uomo meraviglioso (il mio principe). Pochi anni dopo ho avuto una bimba bellissima, ed ho poi concepito mio figlio durante il primo viaggio di ritorno da “Disneyworld” successivo alla mia partenza. Ho poi chiesto di adottare cinque bambini da un orfanotrofio. Sono ora la madre di una bimba guatemalteca, nata da una madre che ai miei occhi è la principessa del Guatemala (aveva 14 anni quando ha avuto mia figlia). Lei aveva deciso di NON abortire la piccola. Mia figlia si chiama Matèa che significa: “Dono di Dio”.
Tre dei miei figli hanno visto la madre morire di AIDS in etiopia. La loro madre per me rappresenta una bellissima principessa africana. Loro erano rimasti soli al mondo e siamo stati benedetti nel poterli adottare. Mio figlio Alec era stato etichettato come un disabile destinato a morire in un orfanotrofio famoso in Ucraina per i numerosi abusi che avvenivano all’interno. Lo abbiamo adottato quando aveva 5 anni. Sua madre Tetyana (un’altra principessa) prese una decisione difficile dandolo alla luce per poi abbandonarlo all’ospedale quando aveva soli due giorni di vita. Il suo coraggio nel portarlo in vita prima di morire è stato un dono per noi.
Siamo ora una consolidata famiglia di immigrati americani che rappresentano la cultura Ebraica, Cristiana, Britannica, Spagnola, Ucraina e Africana. Siamo tutti una bellissima famiglia Disney, uniti dalla grazia di Dio, che vive proprio alle spalle del castello di Cenerentola a Orlando.
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Sto scrivendo un libro su Cenerentola focalizzandomi sull’incredibile forza che ha avuto questa principessa nel superare le difficoltà come orfana. È stata torturata e resa schiava dalle sorellastre che non riuscivano a capire la sua storia e che hanno cercato di riscrivere il suo destino portandole via il titolo che le spettava di fianco al principe. Cenerentola è riuscita a sconfiggere le sorellastre e la matrigna valicando la soglia del castello nel suo abito incantevole, combattendo per il suo lieto fine.
La Disney non ha bisogno di una principessa che ha avuto un aborto. Per molti anni i movimenti femministi sono stati critici sulle storie delle principesse perché non hanno mai compreso la profondità di questi racconti: racconti in cui queste ragazze hanno vinto forze oscure, hanno saputo esaltare la bellezza nei posti più tenebrosi, racconti che hanno incoraggiato l’amore capace di uccidere i draghi, risorgere dalla morte dopo essere stati uccisi da incantesimi, e soprattutto capaci di esigere l’amore vero in un mondo che cerca di riscrivere il lieto fine in qualcosa di meno romantico. Cenerentola, Aurora, Belle, Merida, Ariel, Mulan: tutte loro rappresentano forza, potere, grazia, favore, determinazione e bellezza derivante dalle ceneri.
L’aborto non potenzia
Tradotto da Aby \\ Redazione Purex
Fonte: https://www.liveaction.org/news/i-was-disney-princess-had-abortion/