I momenti di crisi di una società sono come ferite aperte in attesa di essere sanate. Eppure, non tutti sono ugualmente impressionabili di fronte al sangue. Accanto a coloro che si dedicano alla cura del male, molti altri si schierano in attesa di trovare opportunità. È il caso delle notizie di questi giorni relative al deficit nei sistemi sanitari dedicati alle interruzioni di gravidanza.
La piaga che infesta il nostro mondo ha paralizzato ogni cosa; dall’economia al mercato del lavoro, dalle attività ricreative, lo sport, il turismo, all’istruzione. Quest’evento, questa paresi globale, coinvolge in misura maggiore o minore ogni essere umano.
Fra le molte inevitabili carenze che la nostra società si trova costretta a gestire, l’interesse di molti si è focalizzato sulla temporanea indisponibilità del personale sanitario a dedicarsi ad attività di minore urgenza o gravità. La presunta assenza degli adeguati servizi dediti all’assistenza alle gravidanze indesiderate, è stata interpretata come una spinta a promuovere la possibilità di un aborto fai-da-te. In una lettera indirizzata al ministero della salute, è stato infatti chiesto di rendere il farmaco RU-486 accessibile a coloro che desiderino procedere con un aborto casereccio.
È importante precisare che il metodo farmacologico per l’interruzione volontaria della gravidanza si distingue in due fasi. La prima consiste nella somministrazione del mifepristone (RU486), che non può essere rilasciato senza controllo medico, in day hospital con invio al domicilio ma a stretto contatto con l’ospedale presso cui è avvenuta la somministrazione. Dopo 48 ore si procede con l’assunzione di prostaglandine, allo scopo di provocare contrazioni uterine, apertura del collo dell’utero e fuoriuscita del materiale deciduale ed embrionario. Durante entrambe le fasi sono possibili complicanze connesse a sanguinamenti inattesi. È quindi indispensabile un monitoraggio e l’assistenza medica in day hospital. Curiosamente, il decreto ministeriale del 30 marzo 2020, garantisce la continuità dei servizi dedicati all’interruzione di gravidanza. Non può certo trattarsi di un fraintendimento, essendo i firmatari della lettera figure centrali della politica italiana, consci della rilevanza che un decreto ministeriale possa rivestire, ancor più in un momento in cui il ministero della salute si trova sotto gli occhi di tutti.
Non sorprenderebbe scoprire che una fase critica come quella che stiamo vivendo, possa essere interpretata da alcuni come l’onda perfetta, quella che si aspettava da tanto, quella da cavalcare per spalancare le porte alle proprie ideologie, a nuovi usi e consuetudini, come quello di poter abortire in casa con una semplice pillola.
Le priorità e l’ordine dei valori di un individuo ne disegnano il futuro. Lo stesso accade per le società. Vogliamo veramente vivere in un mondo in cui, barricati in casa, inermi di fronte alle morti di innumerevoli esseri umani ed allo stravolgimento della vita di ciascuno, si dedichino le proprie risorse alla ricerca di un più accessibile strumento di inibizione della vita? Veramente fra le miriadi di emergenze che stiamo affrontando, questa richiede un intervento immediato?
Ci troviamo di fronte al grido conclamante di quali siano le priorità della nostra società. O almeno di una parte di essa.
Articolo scritto da Thomas || Redazione Purex