Le nostre relazioni sono basate apparentemente sulla nostra capacità di dare e di ricevere affetto, interesse, apprensione, empatia, condivisione e sostegno. Viviamo in una società in cui l’indifferenza viene scambiata per forza, in cui meno dimostri di tenerci e più sei attraente. La vulnerabilità è indice di debolezza e l’apatia è rispettata e acclamata da tutti. Non siamo più abituati a gestire i conflitti, perché richiedono troppo sforzo, tempo e trasparenza. Credo che sia proprio la trasparenza a mancare nelle nostre relazioni. Questa società è abituata a vivere relazioni fast food: facili e veloci, ma di scarsissima qualità. Non siamo più abituati a seminare, coltivare, innaffiare, curare, amare e infine godere dei nostri rapporti. Sono convinta che non esista relazione sana e duratura che non abbia attraversato momenti di conflitto, discussione e rottura. È la nostra capacità di ripresa che determina la solidità del fondamento delle relazioni che instauriamo.
Ho avuto una conversazione con un mio caro amico, scrivendo questo articolo, a proposito del “porgere l’altra guancia”. Ci siamo chiesti cosa significasse nel concreto questo concetto e come potremmo attuare gli insegnamenti e la morale che esso riporta, nella vita di tutti i giorni. Ci siamo chiesti se porgere l’altra guancia significhi ristabilire la condizione iniziale, com’era prima che ogni torto venisse commesso. Potrebbe essere come usare una macchina del tempo che permetta di tornare ad un minuto prima che quella frase di troppo venisse pronunciata, riponendo la stessa fiducia, dando lo stesso amore e le stesse opportunità che erano state concesse inizialmente, nella speranza di non ricevere schiaffi ma consapevoli di questo rischio? È porgendo l’altra guancia forse che riusciamo a riparare le relazioni infrante, dandoci nuove occasioni ? Oppure è possibile perdonare, decidendo tuttavia di non ripristinare le condizioni iniziali al fine di tutelare la propria persona e il proprio benessere? A questa domanda è difficile trovare una risposta. Sono però consapevole del significato della parola amare, che racchiude in sé anche la capacità di perdonare. Quando dici “ti amo” cos’è che realmente vuoi comunicare?
“ti amo” per quello che sei o fai per me
“ti amo” perché ne sei all’altezza
“ti amo” perché mi fai stare bene
È così semplice dire “ti amo”, ma non è scontato comprenderne il significato. Diciamo “ti amo” ai nostri cari, ma usiamo le stesse parole per descrivere quello che proviamo per il nostro cibo preferito o la serie tv che preferiamo. La nostra società sta trasformando una frase così bella e ricca di significato e profondità, in una banale, scontata e comune espressione. Abbiamo perso la capacità di amare nel momento in cui abbiamo smesso di porgere l’altra guancia, di perdonare. Il perdono non è solo un dono che facciamo agli altri, ma la chiave della nostra libertà.
Amare non è così semplice, l’amore costa parecchio, quindi la prossima volta che dirai “ti amo”, fallo porgendo l’altra guancia.
Articolo scrittto da Aby || Team Purex