Conoscere sé stessi è una delle missioni più ardue dell’essere umano. Si tratta di afferrare l’essenza di una delle cose più complesse con cui possiamo interfacciarci: la nostra mente.
Siamo in continua evoluzione, e cercare di conoscerci completamente è simile a voler mappare le particelle di acqua in un fiume che scorre senza mai fermarsi. Alcuni pur di conoscere sé stessi, smettono di crescere, di cambiare, in modo da avere un’immagine di sé stessi che sia sempre corretta: se qualcosa rimane sempre uguale, è più facile conoscerla.
L’incertezza, specialmente su chi noi siamo, non è tollerabile dalle nostre menti.
Abbiamo bisogno di certezze, e ci aggrappiamo ad ogni illusione pur di sapere chi siamo. Ma chi sei oggi è diverso da chi eri ieri e da chi sarai domani.
Per placare questa sete di certezze, la nostra mente coglie ogni possibile indizio per accrescere la conoscenza di sé, anche a costo di mentire a sé stessa. Lo fa per sapere come comportarsi. Se non so chi sono, come posso sapere come reagire di fronte agli eventi? Se ti credi una persona amabile e gentile, affronterai ogni cosa in maniera congruente a questa visione di te stesso. Se ti senti una persona irritabile e nervosa, reagirai alla vita di conseguenza.
Ma cosa usa la nostra mente per costruire una visione di sé stessa? Gli indizi che sfrutta non possono essere numerati, ma uno di questi ha a che fare con l’identità sociale.
Ciò che gli altri ci comunicano su noi stessi, direttamente o indirettamente, è uno di quegli indizi che la mente usa per creare una rappresentazione di sé stessa. Crescere in mezzo a gente che ti tratta come se fossi una brutta persona, ti spingerà a vivere come se lo fossi. Perché? Perché se il mondo – da cui trai la tua conoscenza – ti dice che sei una brutta persona, allora non puoi pensare che non sia così! Ma se il mondo avesse torto? Se fosse il mondo, tramite le persone intorno a te, ad averti insegnato ad essere ciò che sei? E se si fosse sbagliato? Se in te ci fosse qualcosa che il mondo non ti ha mai fatto conoscere, forse perché lui stesso non ha mai colto quel qualcosa, nascosto in profondità?
Ciò che gli altri ti permettono di vedere di te stesso è fondamentale per conoscerti un po’ di più, ma non lasciare che questo determini interamente la tua auto-rappresentazione. Sei molto più di quel che vedi, molto più di quel che gli altri vedono, e quando inizierai a rendertene conto potrai iniziare a crescere, a lasciare emergere ciò che porti in profondità, ciò che ti appartiene veramente.
Articolo scritto da Thomas || Redazione purex