Il giorno di San Valentino è un esempio di come la nostra cultura giunga a massificare gli individui, le emozioni, perfino l’amore. Nonostante questo, proporre alla propria partner di non lasciarsi massificare, potrebbe rivelarsi una scelta pericolosa. E’ possibile vivere questa giornata accontentando le aspettative romantiche di chi ci sta accanto, senza necessariamente sottomettersi alle dinamiche ed ai tempi della cultura di massa?
Il romanticismo è come l’acqua; non ha una forma, ma tende ad assumere quella dei contenitori in cui si trova. Allo stesso modo, ciascuno di noi è un diverso contenitore, e l’idea di romanticismo assume la forma della nostra mente, delle nostre emozioni, delle nostre esperienze e dei nostri ricordi.
Perché allora esistono simboli che sono universalmente (perlomeno nella nostra cultura) riconoscibili come forme di romanticismo? Scatole di cioccolatini, mazzi di rose, lettere e via dicendo…
La cultura di cui facciamo parte, diventa parte integrante della dieta della nostra mente. Questa si nutre dei simboli e dei significati che la nostra cultura ci trasmette. Per questo, forse da qualche parte nel mondo una testa di capra potrebbe essere più romantica di un mazzo di rose.
Possiamo quindi guardare al bisogno di romanticismo come ad un solco, un vuoto della mente che aspetta di essere riempito, la cui forma è più o meno differente in ciascuno di noi. Conoscere il proprio partner significa anche conoscere la forma e le profondità del suo solco, e comprendere cosa sia più adatto a riempirlo, gratificarlo ed alimentarlo.
Essere romantici (nel senso che questo termine assume oggi nella nostra concezione) non significa necessariamente sottomettersi ai simboli culturali predominanti, ma vuol dire conoscere quei simboli – forse unici e particolari, come una testa di capra, o forse condivisibili dai più, come un mazzo di rose – in grado di manifestare amore e interesse per il proprio partner.
Ciò che conta è esprimere il proprio apprezzamento, le proprie emozioni per l’altro; ma fare ciò, implica frequentemente uno sforzo attivo. Forse ancor più peso viene assunto dall’intensità di tale sforzo.
Un esempio classico del linguaggio romantico è la lettera d’amore. Caratteristica della maggior parte delle storie d’amore del passato, oggi questa modalità è passata in secondo piano, lasciando spazio al pragmatismo semplificante di comunicazioni più rapide. La lettera rimane uno degli strumenti più efficaci di quel romanticismo classico che unisce simbolo e messaggio, forma e contenuto; nonostante ciò, in pochi oggi opterebbero per l’inchiostro su carta, a causa forse del focus posto sul contenuto manifesto piuttosto che sulle sue sfumature simboliche. La lettera fa parte di quelle modalità “universali” del romanticismo, ed è nello “sforzo in più” che richiede rispetto ad altri mezzi, che giace forse il segreto della sua efficacia, ancora oggi.
In natura osserviamo una varietà estrema di rituali di corteggiamento, variabili di specie in specie. Esistono comunque delle caratteristiche semi-universali, che accomunano un più ampio ventaglio di specie. Una di queste è relativa al ruolo. In numerosissime specie, mentre la femmina è “oggetto” del corteggiamento, colei che assiste allo spettacolo ed alla fine sceglierà se il pretendente si sia dimostrato o meno all’altezza, degno di lei, il maschio è perlopiù costretto ad esibirsi in ridicole e patetiche danze, movenze, canti, spettacolini o lotte. E’ facile comprendere come in natura la dignità maschile ed il processo di corteggiamento non vadano molto d’accordo.
L’essere umano si discosta solo parzialmente da questo modello, almeno sui grandi numeri. Molti potrebbero trovare spregevole l’idea di adattarsi a queste modalità, altri potrebbero aver già svenduto la propria dignità da tempo. In ogni caso non è sempre facile accettare di parlare una lingua che non è la propria, come quando manifestare amore al proprio partner richieda l’utilizzo di simboli, gesti o parole che non fanno parte del proprio “vocabolario”.
Ma cosa conta di più? Qual è la tua priorità? Far sentire amato il tuo attuale o potenziale partner, o preservare la tua compostezza ed il tuo senso di dignità? Ogni scelta è libera, ma implica delle conseguenze. Forse puoi evitare di adattarti ai linguaggi classici del romanticismo, ma rifiutare di mettere in secondo piano il monumento che hai eretto a te stesso, non significa forse rinunciare a corteggiare?
Articolo Scritto da Thomas || Redazione Purex