Parigi: la città dell’amore, del romanticismo, meta di ogni coppia più o meno sdolcinata. Immancabile il bacio sotto la Tour Eiffel, una passeggiata mano nella mano al tramonto di Montmartre, così come specchiarsi nella Senna e attaccare un lucchetto, sigillo d’amore, sul ponte Marie, il ponte dell’amore. Ah no, quello era Moccia, ho sbagliato film! Tranquilli, resta comunque indiscusso il romanticismo della capitale oltralpe. Anche se, a dir la verità, qualcuno ha pensato di metterlo in dubbio.
Andando indietro di qualche anno, infatti, nel 2019 la corte d’appello di Versailles (Parigi) sanzionò una donna in quanto si fosse rifiutata di avere rapporti sessuali con il proprio marito. I giudici pronunciarono poi un divorzio per colpa esclusiva della donna ritenendo che i fatti, “confermati dall’ammissione della stessa” avrebbero costituito una violazione grave e ripetuta dei doveri e degli obblighi matrimoniali, il che avrebbe reso intollerabile continuare la vita in comune. Lasciamo una riga vuota in segno di riflessione e contiamo fino a 10 tutti insieme prima di commentare. Siamo davanti ad una vicenda particolare, controversa, surreale. “Stranger things” direbbe qualcuno.Nel 47% dei 94.000 stupri e tentativi di violenza sessuale registrati ogni anno, l’aggressore è il coniuge o l’ex coniuge della vittima. Aggiungiamo altro?! Due associazioni femministe sono accorse in aiuto della donna chiedendo la condanna della Francia, commentando che: “il matrimonio non è e non deve essere una servitù sessuale […] negando così il diritto delle donne di essere consenzienti o meno nei rapporti sessuali”. Ottimo che qualcuno abbia deciso di schierarsi a favore della donna e della possibilità di autodeterminarsi e questa vicenda rientra esattamente in quella che è la violenza di genere, quindi l’intervento delle associazioni femministe ci è sembrato assolutamente d’obbligo. Ciò che però mi chiedo è perché lo abbiano fatto SOLO associazioni femministe. Forse perché esistono prevalentemente associazioni che difendono l’individuo in sé e per sé? Forse perché pochi difendono il matrimonio, come incontro di due punti di vista? Forse perché molti sottovalutano la vita coniugale dando continuamente priorità al proprio io?
È probabile che pochi abbiano conosciuto e capito cosa voglia dire avere in mano un tale tesoro. Il matrimonio è quel luogo sicuro in un mondo di incertezze; la strada da percorrere mano nella mano; quel posto in cui termina la solitudine e la sofferenza per dar vita a complicità e ricompensa. Il matrimonio insegna a guardarsi negli occhi per volgere nuovamente lo sguardo verso la stessa direzione. Insegna a vivere una nuova dimensione del tempo: eterna e senza fine, perché “perduto è tutto il tempo che in amar non si spende”. Il matrimonio è libertà, identità e piacere. Diffida dalle imitazioni, perché potranno copiare il luccichio, ma non il suo reale valore. Purtroppo ci sono pessimi interpreti da cui prendere spunto e pochi esempi a cui ispirarsi. Per questo sembra una specie in via di estinzione, quasi da evitare. Ma se oggi tu ed io ci prendessimo la responsabilità di cambiare le cose? Se tu ed io fossimo la risposta a quel grido di riscatto che tante donne e uomini hanno visto scivolare tra le proprie dita, perché abbandonati a giocare da soli una partita cominciata in due? Prego che quella donna possa far valere le proprie ragioni, così come tante altre persone che, credendo nell’amore e nel matrimonio, non hanno mai smesso di pensare che l’amore possa davvero ogni cosa.
Articolo scritto da Mauro || Redazione purex