Con una scritta viola e i colori dell’arcobaleno, per la prima volta Gilbert Baker si presentò alla Festa della Liberazione Gay di San Francisco nel 1978, dispiegando quello che poi è divenuto il simbolo di tutta la comunità LGBTQ+. A distanza di più di 40 anni, nasce in Italia il primo partito gay fondato da Fabrizio Marrazzo, il quale può ambire, secondo sondaggi, al 6 /15 per cento dell’elettorato. Come la maggioranza dei partiti, quello in questione si propone di rialzare l’Italia senza lasciare nessuno solo, incentivando ambiente, impresa e lavoro ed inneggiando a nuove opportunità che permettano la realizzazione di personali traguardi, prima difficilmente raggiungibili a causa della mala gestione delle risorse. Insomma, fino a qui nulla di nuovo. I capisaldi del partito optano per un Paese moderno, inclusivo, solidale, ambientalista e liberale insieme a chi fondamentalmente Lgbt+ non è.
Caro Sig. Marrazzo, in qualità di semplice rappresentante della società civile di cui entrambi facciamo parte, ringrazio la sua mano tesa alla collaborazione, ma quello che mi sta offrendo mi pare un groviglio di principi spesso contraddittori al loro interno che, se approfonditi con attenzione, non sembrano generare uno schema etico coerente e piuttosto questa accozzaglia di valori sembra esser buttata lì in maniera poco accurata con il solo scopo di attrarre più persone possibili.
Credo nella difesa dei diritti, perché, come lei, anche io (e chi come me) siamo spesso presi di mira da incomprensione, ignoranza, insulti, trattamenti differenziati e discriminatori, come li chiama giustamente lei. Perché la purezza è old school, spesso etichettata come bigottismo e chiusura mentale. La purezza che tanto io difendo, perchè custode del corpo e del cuore di ognuno di noi, è spesso portata al patibolo da tutti quelli che semplicemente non la condividono. La mia suddetta “chiusura mentale” è anche voglia di tenere stretti quei principi che da sempre hanno governato il mondo e che, in quanto immutabili, hanno garantito la persistenza della vita e l’assetto delle cose. Conservatore? Forse, anzi, assolutamente. Questo però non vuol dire che io non approvi che determinate cose possano cambiare e che in ragione di ciò si debba vivere in uno Stato di diritto che come tale lotta sempre per evolversi; ma non tutto è opinabile; non tutto è da rivoluzionare. Mi permetta infatti di dissentire quando sento dire dall’Onu che la sua comunità subirà maggiori ripercussioni causa Covid; questa la trovo un’enorme mancanza di rispetto per tutti quelli che la fame la stanno facendo, e non per il proprio credo ed orientamento sessuale.
Mi dispiace vi siate sentiti messi da parte da un DPCM che tra i congiunti, inizialmente, annoverava solo parenti stretti. Mi dispiace si senta offeso dalla “circolare Padre e Madre” che “crea problemi ai figli delle famiglie Arcobaleno”, senza pensare alla controparte, ovvero a tutti coloro i quali dovrebbero avere la libertà, proprio in quanto cittadini di quello Stato di diritto chiamato in causa prima, di non voler insegnare parte delle vostre teorie ai propri figli.
Mi stupisce la sua lamentela di fronte alla stessa legge contro l’omotransfobia che, secondo lei, determinerebbe un trattamento differenziato per le persone Lgbt+ perché, se approvata, conferirebbe minori tutele rispetto a quelle date 30 anni fa alle comunità religiose e vittime di razzismo. Mi permetta di ricordarle una cosa: l’ articolo tre della nostra Costituzione sancisce il principio di cosiddetta uguaglianza formale e sostanziale; quest’ultima in particolar modo permette ancora oggi al legislatore di trattare situazioni differenti in maniera differente, in quanto ogni situazioni avrebbe basi diverse ed implicazioni altrettanto diverse. Non riconoscere questa base fattuale sarebbe sì “chiusura mentale”. Il diritto al credo è stato dunque trattato in maniera differente da quello sull’orientamento sessuale proprio in virtù della radice diversa da cui proveniva. Come si possono dunque comparare i due trattamenti?
In conclusione io credo nella purezza, nel matrimonio uomo e donna e nella famiglia con padre e madre. Eppure quelle tutele che lei lamenta tanto essere a mio favore, non sono in mia difesa nel momento in cui oggi affronto l’opinione pubblica perchè il mio credo non è politicamente corretto, come lo è il suo. Il mio credo non è più rispettato, quanto il suo. Il mio credo al momento non è difeso, quanto il suo.
Mio caro Sig. Marrazzo, trovo nel vittimismo una pessima strategia per perseguire i diritti ai quali lei e la sua comunità aspirano tanto.
Articolo scritto da Mauro || redazione purex